LA NOSTRA STORIA
Tutto quello che conosciamo dell’esistenza della corale a Vigonovo e che ci accingiamo a raccontare, viene dalla poca documentazione reperita , dai ricordi di chi ancora ne fa parte e dalla testimonianza resa dei più anziani, alcuni dei quali già non ci sono più.
C’era una volta la corale “Amilcare Ponchielli” di Vigonovo.
Si hanno notizie certe della sua esistenza fin dagli inizi del secolo scorso, ma si ha ragione di supporre anche parecchi anni prima.

Corale “ A. Ponchielli” di Vigonovo, primi anni 1900
Era un coro solamente maschile, circa una ventina di componenti, non di più, poiché sul loggione sopra la porta principale (chi se lo ricorda??), non ci si poteva stare in tanti.
Tutti appassionati di canto e crediamo anche canto di qualità, visti alcuni traguardi raggiunti documentati dalle medaglie che adornano la bandiera della corale.
Allora non c’era la radio e tanto meno la televisione e si aveva più tempo per vivere la quotidianità fatta di duro lavoro e, alla sera dedicarsi anche alla scuola di canto in parrocchia.
Era una attività molto sentita.
Si aveva la possibilità di mostrare le proprie qualità di tenore o baritono, emulando personaggi lirici più o meno conosciuti, affrontando acuti o passaggi “difficili” tra la compiacenza più o meno evidente di amici o maestri.
Insomma ci si sentiva importanti, diceva il nonno.
E in quegli anni non era poco.
Poi cantare in coro era particolarmente bello e… faceva compagnia. E poi si imparavano cori da cantare in osteria o in qualche occasione conviviale.
Ed era sempre un bell’udire.
Certo la scuola di canto era un impegno.
Lunghe giornate di lavoro faticoso, ma alle prove di canto bisognava andare altrimenti “…se manco io, si sente!!!” oppure ….”il maestro si arrabbia”. O molto più semplicemente, andare e bello, tanto bello.
Molte sono le partecipazioni a rassegne o a concorsi, come documentato dalle medaglie sulla bandiera, anche con riconoscimenti importanti. Devono essere stati anche bravi i nostri nonni.
Poi viene la prima guerra mondiale.
Il nonno non ne ha mai voluto parlare.
Due anni di trincea sull’Ortigara e a Pederobba, due pallottole: una al polpaccio inferiore della gamba destra, un altra gli rende invalide due dita della mano sinistra.
Un’esperienza difficile da dimenticare che sicuramente ha lasciato il segno in lui, senza intaccare però la sua passione per il canto e il servizio liturgico.
Come lui, altri vigonovesi hanno consentito alla corale “A. Ponchielli” di continuare.
Solo uomini dicevamo; le donne allora “non erano ancora accreditate per un tal servizio”.
Il coro femminile verrà più tardi, al momento non sono ammesse. E i ragazzi con le voci bianche?? Poco affidabili, sempre malaticci e …. bisognava operare sempre ricambi per via della “muta” della voce.
E poi alla sera chi può muoversi da casa, specie se abiti in mezzo alla campagna. Quelli possono far parte del coro solo in città; al Santo per esempio.
Insomma, tanti problemi.
E allora solo uomini, solo voci maschili.
Non era male però. Quante prove? Ogni settimana due sicure, qualche volta tre. Quante ore? Almeno due con un breve intervallo per “un goccetto” di quello raccolto durante la “cerca” annuale, che fa bene, scalda e…”da la voce”.
E magari quella sera ti riesce a trovare una mano per la vendemmia del giorno dopo.
Però quando il maestro chiama, tutti a posto.
E’ dura però: la musica non la si sa leggere molto bene. Un quarto, due quarti…il diesis, il bemolle. Il “latino rum” poi a volte è un disastro. E si respira proprio quando bisogna.
Ma con pazienza, disponibilità e con l’abilità del maestro, i risultati vengono.
La pronuncia? Eh.. noi veneti abbiamo qualche problema in più e a volte non c’è niente da fare: “….. agnusdei quitoli specata mundi dona resirechie” (Agnus Dei qui tollis peccata mundi dona eis requiem). Oppure “ tantu meroo naramento” (Tantum ergo Sacramentum).
Non proprio un gran chè, diremmo oggi, ma allora era più che sufficiente.
Si canta a Natale (due messe, alle 6 e alle 10.30), Epifania, Festa del Papa, S. Giuseppe, Quarantore, Settimana Santa (celebri la Via Crucis e le Lamentazioni del Venerdì Santo) Pasqua (due messe come a Natale), Ottava in Albis, Ascensione, Pentecoste, Corpus Domini, S. Trinità, SS. Pietro e Paolo, Assunta, Ognissanti, 2 Novembre, Cristo Re, Immacolata.
Più tutti i vesperi nel pomeriggio delle grandi solennità e le processioni.
Grandiose le processioni della chiusura delle Quarantore del Venerdì Santo, del Corpus Domini e dell’Assunta.
Un bell’impegno, non c’è che dire.
La Parrocchia di Vigonovo comprendeva allora anche la frazione di Galta, mentre le comunità di Tombelle e Celeseo gravitavano attorno a quelle di Villatora e Sant’Angelo di Piove.
Almeno fino al termine della seconda Guerra Mondiale.
Già la guerra. Un’altra terribile guerra.
Se la prima aveva indebolito la gloriosa corale Ponchielli, questa seconda aveva segnato il declino inarrestabile.
Molti cantori erano partiti nel 1914; alcuni non sono più tornati.
La Corale sopravvive grazie alla passione immutata dei superstiti e la volontà dell’arciprete don Serafino Chiarotto.
Con gli organisti che si erano succeduti, il M° Giovanni Giantin e il M° Guido Sacchetto e i direttori, M° Ernesto Carletti e M° VittorioTruffo, l’arciprete era riuscito a far continuare l’attività e a superare tanti momenti difficili.
La seconda guerra ci restituisce un gruppo di vecchi, stanchi e con immaginabili grossi problemi di salute, lavoro e di miseria che attanaglia un po’ tutti. Bisogna lavorare, lavorare,e lavorare.
Per il canto non c’è più tanto tempo.Anche don Serafino non ha più la forza di un tempo. Il M° Sacchetto poi è andato a Padova, si dice, organista al Santo. Della invitta Corale A. Ponchielli non si parla ormai più. L’archivio musicale tace. Per poco tempo però!
Una nuova Era?
Quando si dice Provvidenza, si dice anche Speranza.Siamo nei primi anni cinquanta. Un gruppo di giovani, che ama cantare in coro,con il desiderio di emulare i propri padri, decide di fare qualcosa e di ricostruire la Corale.
Uno di loro ha studiato un po’ di musica e sa fare il “battistecca” (=direttore), un altro ha studiato con il M° Sacchetto il pianoforte e sa suonare molto bene anche l’organo. Così Rino Rivoletto e Bruno Carletti istruiscono un coro di circa una trentina di voci maschili.
Si riprende! Don Serafino il vecchio arciprete, è molto contento!
I tempi stanno cambiando molto rapidamente. Gli anni del dopoguerra sono pieni di speranza e di voglia di fare e di vivere. L’umore positivo della gente si avverte nelle case, nelle strade; nei piccoli paesi poi, ancora di più.
La radio entra nelle case e trasmette canzoni. Invoglia a cantare. La gente canticchia o fischietta per la strada, durante il lavoro, nei campi, a casa, in gita, ovunque, anche …..in osteria. Si perché in osteria i cori fanno gruppo, fanno allegria, ravvivano il locale e attirano clienti. Un po’ diverso da oggi!Ci si dimentica o non si sa di avere una voce e di poterla usare come il più perfetto degli strumenti. Anzi, a giustificazione si dice di “essere stonati”. Mentre, si sa, non esiste “lo stonato”; esiste invece chi non sa ascoltare la propria voce e quindi non la sa usare.
Dicevamo, i tempi cambiano rapidamente. I nostri cantori mettono uno spirito in più nella loro formazione e così riescono a impostare un bel repertorio: una messa a 4 voci virili di Oreste Ravanello, compositore padovano, la messa Cerviana a 3 voci e la messa Te Deum Laudamus di L. Perosi. E poi la Messa Natalicia di F. Magri e altri mottetti sempre a voci virili. Tutto repertorio ereditato dalla corale Ponchielli.
Alcuni di loro, sono usciti da poco dal coro lasciando un vuoto di esperienza, capacità e passione; li citiamo come esempio alla nostra Corale:
Giovanni Mescalchin (detto Toni Mareto), Pietro Nante e il presidente emerito della corale, Ubaldo Scarso, da poco scomparso, chiamato allora dai colleghi “il tempista” per via delle sue capacità di tenere il tempo (non sbagliava un attacco), a volte anche come battistecca supplente.
Ma torniamo alla nostra storia! Siamo a metà degli anni 50. Nella corale si fa strada la convinzione di introdurre le voci bianche. Ormai molti cori parrocchiali le hanno.
A questo punto subentrano i ricordi di chi scrive e riferisce con la certezza che deriva dall’aver partecipato.
Scompare Don Serafino Chiarotto e la parrocchia è affidata “pro tempore” a due cappellani, don Candido Frigo e don Giuseppe Pettenuzzo. Quest’ultimo, assieme a Sr. Maria Maddalena, una voce incantevole e indimenticabile, istruiscono un ventina di questi ragazzini in età scolare 9 – 10 anni al massimo. Primi passi: piccoli canti, un’ave Maria, qualche piccolo brano dell’ordinario liturgico. Poi la grande Missa Saecunda Pontifichalis di Lorenzo Perosi, da cantare insieme agli adulti. E qui avviene il grande passo.
La corale ora è completa.
Infatti, le voci bianche, e poi le voci femminili, conferiscono al coro una completezza di armonici che esaltano quello che in termine tecnico si chiama il “colore della musica”. Gli effetti, i pianissimi o i fortissimi, i sentimenti come la gioia o il dolore, le immagini, lo spazio, sono tutti elementi che il coro misto riesce a rendere molto meglio del solo coro maschile. Il quale, si intende, conserva intatte le sue prerogative armoniche, che però richiedono una tecnica di canto molto diversa.Voci bianche quindi! Ma chi li prende questi ragazzi che conoscono si la scuola, ma anche il lavoro in famiglia o nei campi. Qualcuno aiuta a lavorare le scarpe a domicilio o addirittura in fabbrica. Si, perché dopo le elementari, pochi sono quelli che continuano gli studi e molti invece vengono avviati al lavoro. Poi c’è “l’adunanza” di Azione Cattolica (qualcuno ricorda le raccomandazioni della signorina Rita Biasiolo sovranome “Arzarina”: “…guai a chi manca” puntando minacciosamente il dito indice), il catechismo, qualcuno fa anche il chierichetto e ora… anche il canto!! Tremendo!! Troppo!! Chi può, scappa!
E allora don Giuseppe “ci blocca” dopo il catechismo, al quale non si poteva mancare. Non abbiamo scampo! Effettivamente, dopo alcune volte di noiosissimi vocalizzi, il canto comincia a piacere. Come sempre le cose belle non sempre sono apprezzate al primo colpo.Suor Maddalena ci fa imparare alcuni canti per la Cresima. Arriva il Vescovo Bortignon.
Ci sentiamo anche importanti.
Dobbiamo anche dire che le nostre famiglie ci incoraggiano molto e si interessano di questa nostra attività. I nostri genitori vengono ad ascoltarci e poi….”ho sentito la tua voce, sei stato bravo” . Non so come avesse fatto a sentirmi, ma ci credo lo stesso.
L’organo, il nostro vecchio organo, imperioso e solenne lassù sul loggione, non suona più. Dicono sia colpa di qualche topolino e dell’umidità. E’ probabile, però era molto vecchio e di sicuro non conosceva alcuna manutenzione da anni. Certo lassù nel loggione il coro al completo non ci sta. Così, con l’armonium a pedali si canta dietro l’altare. E’ bello lo stesso. Ora don Giuseppe non ci insegue più; siamo tutti “volontari” e entusiasti. Entusiasmo: bella parola ma soprattutto grande sensazione che provi quando si fa qualcosa che piace e si ottengono risultati. Sono risultati tuoi e sono di tutti. La pazienza dei nostri maestri è grande e alla fine la celebre messa del Perosi riusciamo a eseguirla. L’occasione e la messa novella del nostro parrocchiano don Rino Brasola.
Passa qualche anno e vengono aggiunte anche alcune ragazzine coetanee. Suor Maddalena è instancabile. Un fatto importante: come già detto,le famiglie ci tengono, ci incoraggiano molto e si è visto più tardi quanto sia stato determinante il loro supporto. Si interessano della frequenza alla scuola di canto, partecipano poi alle liturgie nelle quali i loro figlioli cantano, esibendo anche un certo orgoglio.
Il nuovo arciprete don Basilio Gaspari, è un cultore della sacra liturgia e soprattutto dell’arredo della chiesa. La Corale ha motivo di nuovo e più vigoroso impegno. I ragazzini sono quasi completamente sostituiti da voci femminili; qualcuno resiste perché non è ancora sopraggiunta “la muta”. Ma è solo una questione di tempo. Nel frattempo don Basilio demolisce il vecchio grande organo sul loggione e lo sostituisce con una strumento più piccolo collocato dietro l’altare maggiore. “E’ più liturgico, dice!” Può darsi! Di certo la dietro ora siamo più stretti e quando Rino dirige, il più vicino rischia “la sventola”. E poi il padiglione rosso, quel meraviglioso drappo che orna l’altare maggiore e magari anche l’apparato delle Quarantore (chi ne ha memoria??), soffocano il coro e l’organo. Ma per noi è bello lo stesso. E anche per don Basilio, ovvio! E così ha potuto dare il via ai lavori per la pala dell’Assunta al posto dell’organo sul loggione. Quella pala che gli sarebbe poi stata fatale (vedi la storia della Pala dell’Assunta in altro capitolo).
E’ il periodo veramente delle belle sacre liturgie. Processioni che si snodano per le vie del paese con partecipazione straordinaria di fedeli (allora non esisteva ancora la parrocchia di Galta), un serpentone lungo che spesso vede la testa toccare la coda e fermarsi aspettare che passi dopo aver fatto via Dante, via Risorgimento e rientro in piazza per via Padova. Partecipano le Confraternite, le Associazioni parrocchiali, i gruppi di azione cattolica, la corale, tutti con le loro bandiere e insegne. Memorabili le processioni di chiusura delle Quarantore, del Venerdì Santo con le sue coreografie, del Corpus Domini, dell’Assunta, nella quale tutte le statue degli altari della chiesa, collocate su apposite e ornate “carrette”, vengono portate a spalla per il paese. Ogni associazione porta un santo e i portatori, con propria divisa, devono di tanto in tanto essere sostituiti poiché il peso era notevole. La corale è sempre presente e si alterna nei canti con gli inni che intona la banda musicale del paese.
La festa del Corpus Domini è da sempre preceduta da un triduo di preghiere e confessioni caratterizzato a mezzogiorno dal battere del “campanon”, le nostre campane battute a martello con un motivo molto caratteristico che faceva dire a tutti: “xoba xe festa granda, xe el Corpus Domini”. La presenza della corale è sempre un elemento caratterizzante in tutte le processioni e il suo compito non è solo quello di ornamento, di riempimento dei silenzi (non c’erano impianti di diffusione sonora), ma anche di intonazione al canto di tutto il popolo; il coro intona e poi tutti cantano. Da citare poi la processione nel pomeriggio di Ognissanti dalla chiesa al cimitero, durante la quale il coro declama il “Dies Irae” con una cantilena che i piu anziani forse ricordano ancora e, una volta arrivati alla chiesetta, ultimato il rito di benedizione, eseguiva il “Libera me Domine” della Messa da Requiem di L. Perosi.
Un momento veramente suggestivo che chi scrive, da bambino ha vissuto e non dimentica. Come si vede,una presenza, quella della corale, molto intensa e significativa.Ancora qualche anno e per i maschietti nel coro non c’è più spazio. Tocca alle sole ragazze. Rino si impegna molto in un nuovo repertorio che prevede lo sdoppiamento dei soprani dai contralti. Un elemento di ricchezza che sarà fondamentale negli anni a venire.
La tragica morte di don Basilio cade pesantemente come un maglio sulla corale. Sorgono numerosi problemi. L’organista Bruno Carletti segue il maestro Guido Sacchetto alla guida della corale dell’Arcella a Padova. Per Vigonovo, il suo paese, sarà disponibile solo…quando potrà.
Certo è dura senza organista o disponibile solo per qualche esecuzione senza nessuna prova, anche per il coro. La scuola di canto poi, senza organista è molto più difficoltosa. Va dato atto in questo periodo a Rino Ruvoletto, di essersi prodigato con generosità encomiabile. Una piccola speranza nasce quando a Vigonovo viene ad abitare un certo maestro Piacentini, insegnante di pianoforte. La sua collaborazione dura poco tempo, un anno o forse due, perché dopo breve malattia, muore. E siamo daccapo. Non è facile trovare organisti. Non ce ne sono. IL bravo Rino suona, dirige, si arrangia alla meglio, ma si avverte che così non si può continuare.
Per fortuna le ragazze tengono; anzi crescono e cantano anche bene. Con l’aiuto di sr. Maria Pierina, sostituiscono il coro anche nelle solennità maggiori.
Il nuovo arciprete, don Leonino Bardellone, e il cappellano don Francesco Dalla Valle, cercano di rimediare in qualche modo. La messa solenne viene spostata alle 9,30, disponendo così dell’organista, poi impegnato alle 11.00 a Padova. Rimane però la situazione di precarietà che fiacca inesorabilmente la volontà di fare dei coristi adulti, soprattutto. Scompare così il coro maschile e per fortuna resiste quello femminile grazie al quale viene data una certa continuità. La corale femminile continua la sua presenza e attività in parrocchia grazie al solito instancabile Rino, e al gruppo di ragazze che sotto di lui imparano un repertorio tutto nuovo, adatto alle due voci di soprano e contralto. Con lui formano un gruppo molto affiatato e bravo con ottimi risultati, fino a sostituire del tutto il traballante e incerto gruppo maschile. La loro presenza consentirà più avanti, come vedremo, la rinascita della corale completa. Alcune sono ancora con noi e la comunità è loro riconoscente: Sandra Bugno, Liliana Terruzzin (detta Lilli), Matilde Bugno (detta Tilde), Cristina Ferraresso e Noemi Maniero.
- Don Francesco, il cappellano, cui piace il canto corale, fa un paio di tentativi di ricostruire il gruppo maschile e, sempre con il solo Rino, senza organista, prepara la grande messa a 4 voci maschili di Oreste Ravanello, famoso compositore padovano. Una composizione ereditata dalla vecchia corale Ponchielli.
Vi aderiscono circa una trentina di cantori, a prova che la loro passione per la musica non èa mai venuta meno. Viene eseguita a Pasqua e a Natale del 1964. L’organista però è presente solo alle esecuzioni. Il risultato non poteva che essere scadente. E lo è, tanto che gli stessi cantori se ne risentono. E non si tenterà più nulla in parrocchia.
Nel settembre del 1966 un gruppo maschile si riunisce autonomamente per formare un gruppo folkloristico popolare di voci a cappella, senza strumenti, Rino – sempre lui – si presta a insegnare qualcosa di facile. Nel gruppo c’è di tutto, anche gente che lo spartito non l’ha mai visto e che la voce la usa per altri scopi eccetto il canto. Un gruppo raccogliticcio insomma, nel quale ci sono si alcuni cantori esperti, ma solo alcuni. Il resto è da formare. E così via con ….su pastorelli vezzosi…., la Montanara … e canzoncine di questo tipo. Naturalmente dura poco. Non può durare di più perchè a novembre l’alluvione spazza via tutto. La gente, le famiglie, la comunità intera, provata, ha altro cui pensare. Freddo, fango, umido dappertutto. Case malsane o addirittura inabitabili. Gli stessi locali del patronato dove si fa scuola di canto, sono ridotti a fango e marciume. L’armonium che tanto servi alla nostra corale è sfasciato, da buttare, come il pianoforte a coda dell’asilo, lascito del maestro Piacentini. Rovinate anche alcune pregevoli partiture musicali. Alcuni coristi emigrano nel coro del santuario dell’Arcella a Padova.
C’è il maestro Sacchetto, l’organista Bruno Carletti, un’ottima corale e un ambiente assai cordiale. Il cuore sarà sempre a Vigonovo. Quando si potrà ricominciare? Chi scrive ha fatto questa esperienza e conserva un piacevole ricordo di grandi musiche, di concerti ed esibizioni di notevole spessore musicale ed artistico. Ma il pensiero e il desiderio era sempre un’altro. Ha anche capito che a Vigonovo serviva un’organista e iniziò a studiare. Da queste pagine ringrazia i maestri che in vario modo hanno contribuito alla formazione musicale: Guido Sacchetto e Bruno Carletti. Un tentativo di riunire il gruppo completo viene fatto a Natale 1969, grazie all’impegno infaticabile di alcune ragazze del coro femminile. Suona il Carletti, solo a mezzanotte. Il giorno di Natale, niente. Nella successiva solennità dell’Epifania c’è il battesimo del nuovo organista. Finalmente la parrocchia ha un nuovo organista, giovane e tutto suo. Ora serve ricostruire il gruppo.
Nasce la nuova corale parrocchiale.
Nel dicembre del 1970 arriva il nuovo arciprete, Don Luigi Gaspari, nipote di don Basilio. Sarà la figura fondamentale nella formazione del nuovo coro e del nuovo organista. A don Luigi si deve un nuovo modo di fare musica, a servizio della liturgia; un modo che piace ai cantori tutti, che ritrovano così nuovo slancio anche sull’onda di una mai sopita passione per il canto corale. Ci insegna ad amare la musica. A conoscere come renderla bella, suggestiva, emozionante, veicolo di messaggi e significati e soprattutto strumento di lode e gloria al Creatore. Viene dalla parrocchia di S. Margherita d’Adige, un paese della bassa padovana, dove aveva istruito una corale che gli rimase molto affezionata. La sua formazione in seminario ha alimentato una enorme passione per la musica sacra, soprattutto dei grandi compositori classici e romantici, primo fra tutti don Loreno Perosi. Ne conosceva tutte le opere e composizioni di cui conservava le partiture. In seminario, per questa sua passione era soprannominato “il Perosiano”.
Gennaio 1971, inizio di un nuovo periodo. Nasce la nuova Corale Parrocchiale
Il nuovo arciprete convoca lo scrivente per una conoscenza reciproca sulla musica in parrocchia, sulla liturgia, con le prospettive di formare una corale. Un incontro molto fruttuoso che vedeva una perfetta sintonia di entrambi su questi argomenti; sintonia che produrrà effetti immediati e costituirà un fondamento solido per il futuro della musica nella nostra comunità. Si forma subito un gruppo di coristi convocando tutti coloro ancora disponibili, insieme al gruppo delle ragazze che ancora sono presenti, più qualche nuovo elemento. In tutto un trentina di persone. La prima esecuzione subito a Pasqua 1971. Una messa in italiano. Il Concilio vuole la sua!…. La messa “Madonna di Fatima” a 3 voci dispari di Sandro Loreggian, un autore padovano. Poi, amatissima da tutti, la “Messa da Requiem” di L. Perosi. Rino Ruvoletto, l’amico Rino, l’amico di tutti, che per tanti anni si è speso per la corale, gli cede volentieri la bacchetta e, umilmente, torna a cantare fra i coristi, con enorme valore aggiunto, data la sua esperienza. Addirittura si presta con il pulmino della parrocchia a prelevare di sera le ragazze del coro da casa. Un servizio molto utile e prezioso. Più tardi, negli anni, la voce lo abbandonerà, finchè una inesorabile malattia lo porterà via dall’affetto di tutti. Suo il merito di aver istruito, formato e sostenuto la corale negli anni dalla Pochielli a oggi fra alti e bassi. Nostro dovere ricordarlo e ringraziarlo anche da queste pagine.
Ora c’è entusiasmo. Finalmente c’è un maestro e un organista tutto nostro. Avanti tutta!
“Missa Prima Pontificalis”, “Missa Saecunda Pontificalis”, tutte del Perosi, vari mottetti, tutte belli. Qualcuno anche al limite delle nostre possibilità. Ma bisogna pur crescere. Le maggiori solennità ci vedono sempre presenti. Pasqua 1973. La corale esce da dietro l’altare maggiore e occupa per la prima volta la cappellina a sinistra dell’altare maggiore, in vista dell’assemblea.
Fino all’inizio degli anni 80 il gruppo cresce considerevolmente fino a raggiungere i 70 componenti di tutte le età. Periodo fortunato perché si formano tante voci giovani sia maschili che femminili che negli anni a venire costituiranno l’ossatura portante della futura corale. L’interesse e la passione dimostrata da don Luigi è un motore di entusiasmo e partecipazione fondamentale.. Scuola scrupolosa e costante. Ricerca di musiche raffinate, molto attente alle indicazioni conciliari e nel contempo apprezzate dai coristi. Un salto di qualità è la consapevolezza di trasmettere, con il canto, le vere emozioni. Il coro sa esprimersi con intensità, crea atmosfera, suggestione. In una parola canta veramente bene. Naturalmente il repertorio si arricchisce di perle musicali ancor oggi a noi tutti molto care. Entra nel nostro repertorio la grande messa a 4 voci dispari “Benedicamus Domino” sempre del Perosi. Da qualche anno poi si avverte la necessità di disporre di un organo più completo e fonicamente in grado di accompagnare il coro. Inoltre alcuni componenti elettro meccanici di quello esistente sono parecchio deteriorati e non riparabili. Si impone una scelta ad un certo punto inderogabile: un nuovo strumento. La parrocchia è impegnata in altre opere come la nuova scuola materna, il restauro del patronato e fra non molto sul campanile salirà la quarta campana, “la Serafina”, per cui le finanze ancora non lo consentono. Vengono comunque fatti studi, contattati esperti, chiesto il benestare alle competenti autorità e valutate varie soluzioni di ubicazione. La prima consiste nella collocazione di tre corpi d’organo: uno dietro l’altare maggiore (grande organo) e due sopra le bussole delle porte laterali (organo espressivo). La seconda vede l’organo espressivo in due corpi a vela ai lati della tela dell’Assunta sopra la porta centrale, con il grande organo sempre dietro l’altare maggiore. Entrambe le soluzioni risultarono assai costose e, visto il momento, non sostenibili. Viene adottata la terza soluzione, consistente nell’attuale collocazione in corpo unico dietro l’altare. Scelta risultata poi la più indicata. In tutti i casi è previsto un recupero di alcune file di canne dell’organo esistente, riconosciute di pregio perché provenienti dal vecchio organo della ditta artigiana Pugina di Padova.
Il 24 maggio 1981 il nuovo organo, costruito dalla ditta organaria Francesco Guglielmo Paccagnella di Albignasego, viene inaugurato con un solenne concerto; il primo concerto tenuto dalla corale dalla sua rinascita nel 1971, vale a dire 10 anni dopo. Insieme al coro, il tenore P.Angelico Merlin e l’organista concertista Luigi Scopel. Direttore del coro don Luigi, organista del coro, lo scrivente. Nessuno lo dimenticherà. Chiesa stipata di pubblico. Don Luigi e noi tutti molto soddisfatti. Pezzo finale del concerto il grande Magnificat a 4 voci dispari di L. Perosi (ovvio!), cui è seguita l’esecuzione della celebre Toccata fuga in Re minore di J.S.Bach. Da spellarsi le mani!!!!
Un fatto nuovo si introduce nella nostra attività; un fatto non previsto ma prevedibile e che ci accompagnerà per sempre. L’uscita di coristi, anche giovani e l’entrata di nuovi. Un elemento di mutazione che caratterizza un po’ tutti i sodalizi di volontariato e che pertanto va accettato. Per un coro però, costituisce incertezza e un freno al suo sviluppo. Il fenomeno ha molte cause e spiegazioni, ma non ha rimedio. Si deve ora fare i conti con il cosiddetto “ricambio generazionale”. Solo così il coro avrà un futuro. Al momento, tuttavia, l’ossatura del coro resiste. Si riduce a circa 40 componenti. Un numero comunque significativo e importante, con intatta passione e buona volontà. Nasce in questo periodo anche la “corale vicariale”, con l’unione delle corali di Vigonovo, Fossò e Celeseo e più avanti si uniranno anche Stra, S. Pietro e Tombelle. Direttore, don Luigi; organista, lo scrivente (naturalmente!) E’ una esperienza molto positiva che rivela quanto importante sia in quel tempo (e forse lo è ancora), nelle nostre parrocchie, l’interesse per il canto corale. Una esperienza che, come vedremo durerà parecchi anni. Il primo evento vedrà questa massa enorme di coristi – oltre un centinaio – esibirsi nelle rispettive chiese, prima a Fossò, poi a Celeseo e poi a Vigonovo, con grande soddisfazione e partecipazione di tutti e soprattutto delle rispettive comunità. Per molti è stata una esperienza mai più dimenticata. La seconda volta, in occasione di un congresso vicariale a Fossò nella circostanza della chiusura del Giubileo 1983.
In quell’occasione don Luigi si ammalò tre giorni prima della celebrazione e lo scrivente, unico maestro in circolazione in quei giorni, ha avuto il battesimo come direttore. Giustamente da sottolineare la disponibilità e l’impegno d tutti i coristi, quelli della corale di Vigonovo per primi, nelle prove supplementari che si sono dovute sostenere per arrivare all’esecuzione nella domenica successiva, tutto sommato discreta e apprezzata. La Corale Vicariale si riunirà periodicamente per celebrazioni vicariali e costituirà l’elemento più aggregante delle comunità del vicariato di Vigonovo. Citeremo più avanti altri momenti importanti. La malattia di don Luigi dura circa un anno, durante il quale la direzione del coro viene assunta dall’organista, mentre viene chiamato a suonare il sig. Severino Tollin, organista con una grande esperienza nella liturgia, proveniente da Camin. In questo periodo vengono proposti dal nuovo maestro brani di autori nuovi per il coro, ma sempre di tradizione classica come Haendel (tre brani dal Messia) e Bach (Corale finale della Cantata 147), e altri brani di autori minori. Molto bene accolti dai coristi, sono stati eseguiti con bravura e diligenza. E’ stata questa esperienza, un ottimo rodaggio, che permetterà il futuro passaggio di consegne fra direttori, senza traumi per il coro. Il nome Corale S. Maria Assunta. La maturità musicale a questo punto acquisita, porta a riscoprire valori qualitativi della nostra corale e tutti insieme decidiamo di dare il nome della Patrona della nostra parrocchia. Da questo momento la corale parrocchiale di Vigonovo, erede dell’antica corale “A. Pochielli” assumerà il nome di
CORALE S. MARIA ASSUNTA.
Nel 1985, quando don Luigi riprende la direzione, si vuole acquisire un repertorio di valore che rimanga nel ricordo per tutti noi. E’ora di fare qualità. “Ecce quomodo mortur justus”(Palestrina), “Popule meus”(De Victoria), l’intera messa “Benedicmus Domino” (L. Perosi), compreso il Credo, vero e proprio oratorio musicale. Pasqua 1986, una esecuzione esaltante e indimenticabile. Viene incisa la prima musicassetta. L’autostima del coro è molto alta e si ha l’impressione di poter accedere a qualsiasi musica. In realtà la fisionomia artistica, la cultura musicale raffinata e competente di don Luigi non è quella dei coristi che pur bravi, non sono altrettanto in grado di migliorare oltre un certo limite la tecnica vocale e quindi il proprio rendimento. Complice l’età, avanzata per qualcuno, il lavoro, la famiglia eccetera, bravi quanto si vuole, ma fino a un certo punto. Importante questa riflessione per riportarci con i piedi per terra. Nel 1987 don Luigi, non comprendendo il problema, si avventura in un repertorio alquanto difficile e tecnicamente eccessivo per i nostri coristi. La riscoperta di alcune partiture del Perosi, mai eseguite da corali parrocchiali e giudicate “possibili” sono una tentazione. Alcuni brani tratti dalla “Passione secondo S. Marco” di L. Perosi, (“Recessit Pastor Noster”, “Et adhuc eo loquente”), vengono imparati, ma con enorme difficoltà e dubbio risultato. Infatti, presentati in un concerto in parrocchia, sono ……..un autentico fiasco. Ciò crea notevoli malumori fra i coristi e don Luigi, intuendo ciò, ne soffrì molto. Soffrì soprattutto per non aver saputo, da direttore, valutare i limiti del suo coro, come mi dirà in seguito. La sua direzione diviene incerta e stanca. Un anno dopo, nel settembre del 1988, viene a conoscenza della gravità della sua malattia e decide di passare la mano affidando la corale al suo organista. Rimarrà come parroco, nostro fedele, severo, affezionato e devoto sostenitore, prodigo di consigli e indicazioni, da noi sempre ascoltati, data la sua immutata e competente passione. Dedica tutte le sue ultime energie, in questo periodo, alla nostra chiesa, che viene completamente rinnovata. Vengono ampliati i finestroni ai lati della navata e aperti quelli sul transetto. Ampliato il presbiterio e alzato il pavimento delle due cappelle laterali, con conseguente rifacimento del pavimento. Viene poi collocato il nuovo battistero nella cappella a destra dell’altare maggiore con la tela del nostro compaesano Raffaelo Marigo, già autore della copia dell’Assunta del Tiziano. Per ultimo, il nuovo altare marmoreo, fronte assemblea e la dipintura interna di tutta la chiesa. Contemporaneamente avviene un restauro radicale della canonica. Un grandioso intervento di restauro che verrà inaugurato dal vescovo Antonio Mattiazzo il 19 gennaio 1991 con una solenne cerimonia.
La corale ora è più “in vista”, dal momento che anche il pavimento della cappella dove canta, e stato alzato e rifatto. Tra l’altro anche l’affresco della Madonna della Salute è riposizionato con nuova cornice, conferendo alla cappella una eleganza sobria e nel contempo austera, degna cornice del coro. IL 6 novembre 1992 don Luigi muore e il vuoto sarà grande. Le sue spoglie vengono esposte in chiesa fino all’ora del funerale per l’omaggio di tutta la sua comunità parrocchiale. Mi sia consentito l’aneddoto. Ogni volta che andavo in chiesa a studiare con l’organo, lui, dopo pochi minuti, sentendo lo strumento suonare, mi raggiungeva e insieme si disquisiva su questo o quell’altro autore, su questa o quell’altra musica. Era un piacere, ma non mi lasciava studiare e finiva sempre che dovevo suonare un brano di cui si aveva appena parlato. Spesso, nell’ascolto della mia musica, piangeva. E questo è successo innumerevoli volte. Allora, con le sue spoglie in chiesa, mi sono seduto all’organo e ho suonato per diverse ore, immaginandomi lui presente, tutti i brani che sapevo che lui amava. Io, don Luigi e l’organo. Quello strumento che abbiamo voluto entrambi, in un ultimo saluto. Anche con il coro, nel provare i canti della liturgia, la sera prima del funerale, ci siamo resi conto di farlo per l’ultima volta in sua presenza. Una situazione casuale e non voluta per la quale, appena consapevoli, un nodo alla gola ci assale e obbliga a far presto e terminare. Ci siamo tutti resi conto di aver perso un grande maestro che ha camminato co noi per 22 anni. Grazie don Luigi. La tua corale non ti dimenticherà.Allo scrivente ha lasciato la sua nutrita biblioteca musicale: un tesoro di valore affettivo di cui sono riconoscente e che ora è tutto a disposizione della corale. Il nuovo maestro. L’eredità acquisita dal neo direttore, lo scrivente, è molto pesante, trovandosi di fronte a problemi esistenti e nuovi, tutti da risolvere. Un nuovo organista con cui creare quell’ intesa artistica e culturale, cardine portante degli anni scorsi. Mancanza di cantori, soprattutto di voci buone. Creare quindi presupposti per il cosiddetto ricambio generazionale senza scossoni sul piano dell’equilibrio armonico/musicale. Mantenere l’entusiasmo nel gruppo. Rinnovare il repertorio con fede rocciosa nei principi di cultura musicale sin qui espressi. Soprattutto dare un’etica morale a tutti i coristi, sul piano delle convinzioni e dei principi, puntando solo sugli aspetti che uniscono: primo fra tutti la musica, il canto corale, il servizio liturgico. Poi l’amicizia, la solidarietà, il rispetto reciproco. Tutti valori cardine della futura attività. Per quanto riguarda l’organista, viene richiamato il sig. Severino Tollin, vista l’esperienza precedente. Questo signore era un virtuoso dell’organo. Sapeva a memoria tutti i toni delle salmodie gregoriane e aveva una tecnica molto adatta all’accompagnamento del coro. Il problema dei nuovi cantori non sarà mai risolto. Il cosiddetto “ricambio generazionale” cioè un gruppo che sostituisce un altro, alla lettera è solo un fatto tecnico. In realtà si assiste a coristi che entrano ed escono dal coro, mentre lo “zoccolo duro” formato da quelli che cantano da sempre e sono sempre presenti, tiene vivo il gruppo ed è un riferimento, oltre che un esempio, per tutti. Negli anni a venire ci saranno delle adesioni importanti in numero e qualità della voce; e ciò coinciderà con una maggiore qualità della corale. La qualità quindi, giustamente, come caratteristica in funzione delle persone, dei coristi, ancor prima della qualità del repertorio o della bravura del maestro. L’entusiasmo, motore di ogni iniziativa, viene presto ricreato con uscite e concerti che ci mettono in contatto con altre realtà corali. La gita annuale, auto finanziata ci porta a cantare in posti anche importanti. Cresce la nostra autostima e la voglia di fare.
Lucia Alfonsi, organista diplomata di conservatorio, subentra al sig Tollin nel febbraio 1991.Viene nominato presidente il decano dei cantori, Ubaldo Scarso mentre il segretario è Lucio Boran. Abbiamo una piccola cassa, ci possiamo permettere qualche iniziativa (un pullman, le fotocopie, un brindisi, e così via), ma soprattutto costatiamo che la comunità parrocchiale ci osserva, comincia a stimarci e a volerci bene. Forse perché, anche se orfani del maestro di sempre, camminiamo lo stesso con le nostre gambe. Nel 1991 in occasione dei 20 anni di attività, oltre a un concerto celebrativo, viene incisa la prima audio cassetta. Un risultato importante di cui ne andiamo veramente fieri.
Dopo pochi mesi dalla scomparsa di don Luigi, fa il suo ingresso il nuovo arciprete, don Lino Girardi. Oltre ad animare la celebrazione di ingresso, gli dedichiamo un concerto con la partecipazione di Fabiano Maniero (tromba) e Silvio Celeghin (organo). Per la prima volta la corale si esprime insieme a uno strumento – la tromba – diverso dall’organo, con un effetto del tutto nuovo. Con don Lino, nasce un rapporto molto positivo e una collaborazione assai preziosa che sarà fondamentale per la vita e l’attività della corale S. Maria Assunta negli anni a venire. A lui, la nostra grande riconoscenza per tutto quanto ha fatto .
Nel 1994 in prossimità del Natale, su invito anche del sindaco ci viene chiesto di fare un concerto: il primo concerto di Natale della nostra storia. Un concerto che si rinnoverà per molti anni e ancor oggi costituisce il principale appuntamento della corale con la comunità, i suoi simpatizzanti ed estimatori. Nel 1995 in occasione dell’anno internazionale della famiglia, indetto dal Papa Giovanni Paolo II, la nostra corale si reca in pellegrinaggio a Loreto, dove anima nel canto la S. Messa. Sono con noi don Lino e un pullman di parrocchiani per una esperienza veramente importante e unica.
Nell’occasione i coristi indossano la prima “divisa” costituita da una gonna scura per le donne e pantaloni scuri per gli uomini; tutti con una camicia azzurra, le donne con un fazzoletto blu annodato dal collo, gli uomini, la famosa farfalla. Dotazione per tutti, la cartellina plasticata. Siamo anche belli!
Nella circostanza erano con noi don Aldo Manfrin, già cappellano a Vigonovo a metà degli anni 80 e don Giovanni Ferraresso nostro compaesano residente a Loreto nella casa dei Padri Venturini.
Nel giugno dl 1996, festeggiamo i 25 anni di attività. Il Giubileo della corale S. Maria Assunta.
Il concerto celebrativo, vede per la prima volta la partecipazione di un complesso strumentale di ottoni, allora denominato “Ottoni della Fenice”, un nome un pò altisonante ma che comunque nulla toglie alla bravura dei suoi componenti . l successo è enorme e ci rendiamo conto che possiamo “anche essere bravi”. Nella serata viene benedetta la nuova bandiera della corale: colore azzurro con disegnato il volto di Maria e la scritta “Corale Santa Maria Assunta”. Sostituisce la vecchia e sgualcita bandiera tricolore della corale Ponchielli, che rimarrà in custodia al presidente, quale cimelio.
Viene stampato un opuscolo con la nostra storia e alcune foto, i nostri programmi e il nostro repertorio. Una nuova organista, Giovanna Tomanin sostituisce Lucia Alfonsi, che con il matrimonio va ad abitare a Noale. Troppo lontano per noi.
Da quest’anno viene indetta la “festa della Corale” da tenersi nel giorno dell’Immacolata, nel quale tutti i coristi, in divisa, dopo aver animato la S. Messa, si ritroveranno con famigliari, parenti e amici simpatizzanti in un ristorante per alcune ore di amicizia e letizia. Nasce un sistema organizzativo fatto da volontari all’interno della corale, veramente impressionante per efficienza e bravura. Un sistema che si fa apprezzare ancor oggi e che rende merito a una realtà come la nostra. I principi di amicizia, solidarietà e rispetto reciproco, danno i loro frutti. Se poi, quando si è insieme, magari nasce qualche canzone di compagnia, viene da dire che “…..siamo a cavallo”.
Un’altra iniziativa è costituita da alcune lezioni di tecnica di canto tenute da insegnanti esterni qualificati. Un corso che si ripeterà altre volte per le voci di soprano e contralto, con lo scopo di migliorare la tecnica, la postura, la respirazione e l’approccio alla lettura della partitura. Il paese e la comunità apprezza molto la presenza della corale e segue sempre le sue esibizioni in parrocchia e le uscite che da questo momento, cominciano ed essere numerose e importanti.
Nel 1997 partecipiamo ad una rassegna corale in occasione del Natale con i cori della Riviera del Brenta. A noi tocca cantare a Dolo e a S. Domenico di Chioggia, assieme alla corale di Sambruson.
Nel 1998 la Pro Loco del paese, appena costituita, organizza concerti nelle tre chiese di Vigonovo, Galta e Tombelle in occasione del Natale. La Corale è chiamata a cantare a Vigonovo, nel concerto ormai tradizionale, e a Galta. Da allora ogni anno questa istituzione sostiene economicamente il nostro concerto di Natale. La corale si da l’organizzazione associativa con uno statuto proprio e cariche organizzative: segretario, rappresentanti di voce contralto, tenore, basso, soprano, e vicepresidente. Abbiamo una piccola cassa, alcuni negozi del paese ci sostengono per le spese del concerto di Natale. Una mano viene data qualche volta anche dagli amici del Patronato. Si avvicina il Grande Giubileo del 2000. Si vuole essere presente in modo significativo. Pur continuando l’attività si pensa a un grande evento che possa rimanere nel cuore di tutti:
- Pietro a Roma. Il centro della Cristianità. Quasi un azzardo.
Cominciano i contatti con personaggi più o meno importanti. Non è facile. Se non entriamo dalla porta giusta si perde solo tempo. Don Lino prepara la lettera, motivando la richiesta con una nutrita presenza della comunità parrocchiale in pellegrinaggio in preparazione al Grande Giubileo. La lettera viene indirizzata a S.Em. Virgilio Noè del Vicariato della Citta del Vaticano, e porta la data del 4.ottobre 1998.
La risposta non si fa attendere molto ed è positiva.
In data 12 ottobre 1998 il Vaticano, con lettera firmata dal responsabile delle liturgie in Basilica, Temistocle Capone, ci comunica ufficialmente che siamo ammessi ad animare la S. Messa delle ore 17.00 in S. Pietro nel giorno 24 aprile 1999. E’ fatta. Tutti a Roma.
Parte il dispositivo organizzatore. Dobbiamo essere all’altezza della situazione. Lo scrivente, già a Roma per motivi di lavoro, ha modo di contattare, anche su indicazione del nostro compaesano, don Giovanni Ferraresso, divenuto da qualche anno, parroco in S. Cleto nella città eterna, il sig. Capone, firmatario della lettera di autorizzazione e concordare con lui modalità, luogo e programma musicale della messa. Non solo, ma riceve anche istruzioni su come fare in modo che S.S. il Papa, citi all’Angelus del giorno dopo, la nostra presenza. Sarebbe stata l’apoteosi per la Corale e per la nostra parrocchia. Rispettosa richiesta in tal senso viene inviata tramite fax a S. Em. James M. Harvey, cardinale prefetto della Casa Pontificia. La risposta, assai cortese, dava la possiblità, non la certezza della menzione, poiché era discrezione, ovviamente, del Santo Padre. Noi ci speravamo e abbiamo sperato fino all’ultimo. Sale la febbre per i coristi, informati del procedere dei contatti e delle decisioni. Un gruppo spontaneo organizza il viaggio. Si pensa a tre giorni . Interpellate varie agenzie viaggi (Serviranno 3 pullman. Molte adesioni rifiutate per esaurimento posti). Un altro gruppo organizza la nostra presenza in piazza S. Pietro all’Angelus (striscioni, fazzoletti colorati, eccetera).
Il 23 aprile, giorno di partenza, si avvicina. Occorre essere preparati e soprattutto degni della situazione. Le serate di scuola di canto finiscono sempre con appendici per accordi sul punto delle varie organizzazioni, sul chi fa e che cosa fare. Per abituarci a cantare in un luogo ampio come S. Pietro, nell’ottava di Pasqua andiamo ad animare la S. Messa in S.Giustina a Padova. Scelta giusta per uno scrupolo giustificato.
24 aprile 1999, la corale S. Maria Assunta di Vigonovo anima la S. Messa alle ore 17.00 in S. Pietro. S. Messa celebrata dall’Arciprete canonico della Basilica insieme al nostro parroco don Lino e don Giovanni Ferraresso. Una liturgia sublime che ognuno di noi ha scolpito nel proprio cuore per sempre e sempre.
Una lapide marmorea con iscrizione verrà apposta sopra la porta della cappellina del coro nella nostra chiesa a ricordo perenne dell’evento. Sul retro della marmetta, una pergamena sigillata, con riportata la motivazione e il testo della preghiera recitata da un nostro corista prima dell’offertorio; in calce, la firma di tutti i coristi.
La sera del 24 aprile dedichiamo un concerto alla parrocchia di don Giovanni, S. Cleto, ricevendone in cambio ospitalità e tanta cortesia. Il giorno dopo, l’apoteosi. Il Santo Padre, dopo ‘Angelus, fra i vari riferimenti e saluti, cita la “i fedeli della Parrocchia S. Maria Assunta di Vigonovo, diocesi di Padova, provincia di Venezia”.
E’ il massimo. Quanto sperato e inseguito con tanto impegno e lavoro, si è verificato.
I nostri striscioni e il nostro gruppo numeroso e colorato di azzurro ripreso dalle telecamere hanno fatto il giro del mondo e sono entrati nelle nostre case dove tutto il paese ha potuto vederci. Un grande evento, per un gruppo corale impegnato,volonteroso, determinato e serio. Una grande ricompensa per tutta la comunità parrocchiale di Vigonovo. Natale 1999. Per la prima volta il coro si esibisce accompagnato da un complesso strumentale: “l’Orchestra Giovanile del Veneto”. Un gruppo di ragazzi e ragazze studenti di conservatorio e non, che seguiti da valenti maestri, hanno formato una vera e propria orchestra. Viene approntato un programma di musiche natalizie con enorme successo di pubblico e consensi. Un salto di qualità vero e proprio. La corale si dota di uno strumento in più: le campane a percussione. Il problema sarà rimanere qualitativi! Il concerto viene ripetuto il 22 dicembre a S. Croce a Padova. A questo punto la storia della Corale è nel ricordo di tutti. Citiamo a puro titolo di cronaca quanto fatto negli ultimi anni. Nella domenica dopo Pasqua del 2000 siamo in S. Marco a Venezia. Il 12 maggio siamo presenti per la prima volta in S. Leopoldo a Padova in occasione della sua festa.
In ottobre siamo nella celebre Basilica della Consolata di Torino, in occasione dell’esposizione della Sacra Sindone. IL 22 ottobre siamo a S. Pietro di Cavarzere su invito di quella comunità. Per il Natale del 2000, anno del Grande Giubileo, viene organizzata dalla Pro Loco di Vigonovo una rassegna corale che comprende 10 cori ella Riviera del Brenta per altrettanti concerti nelle chiese locali. La nostra corale si esibisce nella chiesa di Busa di Vigenza e di Fossò. A Vigonovo viene il coro di Codiverno e di Peraga di Vigonza. Chiesa gremita. Il concerto di Natale a Vigonovo ci vede ancora insieme con l’Orchestra Giovanile del Veneto. Il 20 maggio 2001 animiamo la S. Messa della prima apertura al pubblico della Basilica Superiore di Assisi, danneggiata dal devastante terremoto di qualche anno prima.
Il 3 giugno organizziamo un rassegna a Vigonovo per l’Unitalsi, con le corali di Montemerlo e di Casale Scodosia.
Il concerto di Natale dello stesso anno ci vede accompagnati dal “Gruppo di Ottoni Italiano”, nella ricorrenza dei 30 anni di attività.
Nel 2002 il vescovo Antonio è in visita pastorale nel Vicariato di Vigonovo.
Nella grande celebrazione comunitaria a Fossò si ricompone la Corale Vicariale, con una grande esibizione che ha impressionato notevolmente Sua Eccellenza. La Corale S. Maria Assunta lo ha accolto anche nella celebrazione in parrocchia, ricevendo un solenne atto di plauso, stima e incoraggiamento a proseguire “con entusiasmo e gioia” con apposita lettera datata 26 febbraio 2002.
In aprile la Corale partecipa ad un’altra rassegna con l’Unitalsi, nel santuario dell’Arcella a Padova.
A novembre la Corale Vicariale ricorda il decennale della morte di don Luigi, con la esecuzione della celebre “Messa da Requiem” a 3 voci virili di L. Perosi.
Nel concerto di Natale poi nasce una collaborazione, che dura anche oggi, con l’ensemble strumentale “Le Note di Orfeo”. Un gruppo formato da 2 violini, una viola, un violoncello e un contrabbasso e il flauto di Sabrina Caselli, leader del gruppo. Oltre a questi si aggiungono per l’occasione altri due violini, una viola, un oboe, una tromba, le percussioni, oltre all’organo. Una vera e propria orchestra che collaborerà con noi per diversi anni.
Nell’aprile del 2003,la corale canta nella Minoritenkircken di Vienna, ospite di Padre Giampaolo Pinato, vigonovese di origine, in un tour meraviglioso e mai dimenticato.
Nei concerti di Natale, che sono sempre il nostro più importante impegno, ospitiamo sempre qualche voce solista – in genere soprano – che arricchisce e impreziosisce l’evento.
Sono state con noi Maria Antonietta Piovan, Silvia Toffanin, Martina Meo, Simonetta Baldin e Daniela Segato.
Nel 2004 viene restaurato l’organo. I lavori di restauro della chiesa fatti da don Luigi a fine anni ’80, hanno arrecato danni alla struttura meccanica dello strumento. Nonostante la protezione messa in atto, molta polvere si è accumulata soprattutto sui meccanismi di comando, impossibile da rimuovere se non con una operazione radicale di pulizia che ne ha richiesto lo smontaggio. Un lavoro molto accurato svolto dall’organaro costruttore Francesco Guglielmo Paccagnella. Nell’occasione l’organo è stato potenziato di un registro al II° organo (principale di 8”), dotato di un traspositore di tonalità e di un nuovo motore di ventilazione più potente. Il risultato è stata una più ampia sonorità e una maggiore versatilità nella composizione dei registri. Si è proceduto poi allo spostamento della consolle nella cappella sinistra della chiesa, lato altare di S. Luigi (campanile). Di conseguenza il coro d’ora in poi si colloca in uno spazio più ampio, poiché nella nuova cappella viene rimosso il fonte battesimale e installata una struttura a gradini che consente una più idonea sistemazione dei coristi. Inoltre, per consentire le prove di canto durante la stagione fredda, vengono installati due riscaldatori a infrarossi. Tutto questo “riguardo” da parte di don Lino per il suo coro, ci commuove e ci rende molto riconoscenti. Il 29 maggio viene inaugurato il restauro dello strumento con un concerto cui partecipano, oltre alla corale, il soprano Martina Meo e l’organista concertista Fabrizio Durlo. Anche il nostro organista, Giovanna Tomanin esegue due brani per organo molto belli. Il restauro è stato possibile con l’importante contributo economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Venezia (circa il 15%). La parte più consistente della spesa, quindi, è stata sostenuta dalla Parrocchia e offerenti del paese. Viene apposta una targa ricordo sulla consolle. Da questo momento è solo cronaca di avvenimenti fino al 2011 anno dei 40 anni di attività.
Nel giugno 2005 il coro canta nel duomo di Salò sul lago di Garda.
Il 13 novembre dello stesso anno, celebra la prima messa Padre Francesco Panizzolo, Minore Conventuale. Naturalmente noi cantiamo.
Nella primavera 2006 Moreno Menegazzo sostituisce all’organo Giovanna Tomanin. Nella ricorrenza dei 50 anni della morte don Lorenzo Perosi il coro va a cantare nella cattedrale di Tortona. Anche un concerto della corale vicariale celebra la ricorrenza. Il 16 giugno, oltre 150 cantori si riuniscono nella chiesa arcipretale di Fossò, accompagnati da un gruppo strumentale di 12 elementi, oltre all’organo di Moreno Menegazzo, per un programma interamente perosiano. Alla fine del concerto viene eseguito il celebre “Al Signor levate o genti”. Ampio risalto nella stampa locale e diocesana.
Marco Maniero subentra a Moreno Menegazzo come organista titolare mentre cresce sempre più fra di noi il giovane Gianluca Zanon.
I 35 anni della corale vengono celebrati nella festa dell’Immacolata.
La Corale S. Maria Assunta si iscrive all’ASAC l’associazione che annovera tutti i gruppi canori della regione Veneto. Ciò ci consente di avere un sito dedicato accessibile a chiunque www.coriasac/smassuntavigonovo.it.
Nel maggio 2007 siamo a cantare in S. Giusto a Trieste. Ottava di Pasqua 2008, siamo a cantare nella splendida cornice di S. Francesco a Treviso, in occasione dell’80mo anniversario della presenza dei frati in quel Convento.
Da allora ogni anno la nostra presenza nella domenica dopo Pasqua si rinnoverà. Giugno 2008. Siamo tutti a cantare nella meravigliosa cornice del duomo di Orvieto in un viaggio che ci porterà a visitare anche la vicina Bolsena.
Epifania 2009 con l’orchestra siamo in S. Leopoldo a Padova. Il 26 aprile successivo nella basilica dei Frari a Venezia. Partenza in treno dalla stazione di Ballò. Nel 2009, il 21 giugno, aderiamo ad una iniziativa benefica indetta dall’ASAC per i terremotati dell’Abruzzo. Da adesso, ogni nostro concerto avrà una motivazione benefica.
IL 14 marzo 2010 la corale canta al Santo di Padova, dopo un breve ritiro quaresimale tenuto da P. Francesco Panizzolo. 16 Maggio dello stesso anno, partecipiamo al convegno diocesano delle corali parrocchiali in duomo a Padova e il successivo 30 del mese siamo nuovamente in S. Marco a Venezia. Il 5 e 6 giugno gita del coro al santuario di Oropa con esecuzione in una delle messe in basilica. Con noi il gruppo sportivo vigonovese “Pedaliamo per la vita”.
Il 10 ottobre andiamo nel santuario della Madonna dei Miracoli a Motta di Livenza, su invito, per i 500 anni del celebre miracolo.
Siamo nel 2011, 40mo di attività. Il programma delle iniziative prevede:
- L’invito a cori esterni ad animare la messa nelle 4 domeniche di quaresima. Accettano l’invito il coro “Lux Fulgebit” di Teolo, “Jubilate Deo” di Roncaglia, “S. Andrea Apostolo” di Pontelongo, e “Beata Vergine” di Montà PD.
- A giugno, con gli amici di “Pedaliamo per la Vita” a Fontanafredda nell’annuale festa dell’AVIS.
- Pellegrinaggio a Fatima e visita alla parrocchia di P. Fabrizio Bordin nostro compaesano.
- Animazione in parrocchia a Vigonovo, della messa celebrata a settembre da P. Fabrizio.
- Conio del doblone medaglia, ricordo della ricorrenza.
- Predisposizione di un nuovo distintivo spillino da bavero per tutti.
- Concerto di Natale speciale, con inaugurazione della postazione lignea ai piedi dell’altare maggiore. Lavoro molto bello realizzato dal parrocchiano, Fabrizio Mimo.
- Edizione aggiornata della storia della corale.
I giovani realizzano un video riassuntivo degli ultimi anni, molto bello e simpatico.
Il nuovo anno 2012 vede il coro impegnato nella celebrazione della messa solenne in S. Leopoldo in presa diretta su Telechiara. Un evento molto entusiasmante per tutti.
A maggio partecipiamo a una rassegna corale a Pontelongo, ospiti del coro locale e del parroco nostro grande amico ex cappellano, don Aldo Manfrin e a Roncaglia, sempre ospiti del coro parrocchiale e del parroco di origine vigonovese, don Sergio Penazzato.
In settembre celebriamo il giubileo sacerdotale di P. Fabrizio Bordin, amico e guida nel nostro pellegrinaggio a Fatima nell’anno precedente.
Il 10 novembre ospitiamo mons. Giovanni D’Ercole vescovo di Aquila, in visita amichevole con il gruppo vigonovese “Pedaliamo per la vita”.
In occasione della festa annuale dell’8 dicembre viene presentato il libro “La nostra Storia”
Nel 2013 si verificano alcune uscite dal coro. Brutto segno perché sono solo giovani.
Comunque l’attività continua e dopo le consuete uscite a S. Lepolodo e S. Francesco a Treviso, su invito reiterato dei revv.di Padri, ci rechiamo all’OPSA di Sarmeola e dopo la messa rendiamo omaggio al nostro compaesano don Roberto Daniele, ivi ricoverato per una grave malattia. E’ stata una esperienza veramente bella.
A maggio siamo tutti in gita a Burano, dove cantiamo nella parrocchiale S. Martino Vescovo. Una bellissima giornata di sole per una esperienza condivisa di servizio e di svago assieme ad amici e famigliari.
Nella festa del coro l’8 dicembre, per la prima volta usufruiamo della sala grande del centro parrocchiale. Nel 2014, ripeschiamo dal repertorio antico della Corale, alcune parti della Messa modale “Madonna delle Grazie” di Guido Sacchetto, maestro a Vigonovo negli anni 1940 e 1950. Una composizione molto sobria e orecchiabile, piacevole all’ascolto, molto apprezzata dai vecchi coristi. L’ex presidente Ubaldo Scarso, ci ha ringraziato commosso, per l’iniziativa.
Il 19 ottobre celebriamo il 40mo di sacerdozio di don Lino il nostro parroco: S. Messa con concerto finale.
La Quaresima vicariale del 2015 si tiene a Vigonovo. Come coro prepariamo i vesperi e la presenza di tutti nell’ultima domenica con animazione della celebrazione. Nel nuovo Direttivo del coro, viene eletta presidente vicaria, Roberta Bugno. Vice Gianluca Zanon e rappresentanti di voce Biagio, Rossella, Alice, Toni, consiglieri Emanuele, Alessandro, Anna e Guido. Buon lavoro. Nella domenica in Albis la Corale è invitata ad animare la S. Messa in S. Francesco a Treviso in occasione dell’esposizione delle reliquie di S. Giovanni Paolo II.
Una straordinaria esperienza nella quale ognuno di noi ha dato il meglio di se stesso, in una eccezionale cornice di fede e devozione.
In aprile, dopo tanti anni il vescovo Mattiazzo viene a celebrare la S. Cresima e per noi del coro è una vera gioia. A maggio partecipiamo a una concerto corale in rassegna con altri cori a Sant’Angelo di Piove di Sacco. Il 24 maggio, Pentecoste, dopo aver animato la solennità, partiamo in pullman per Verona dove, in Arena, partecipiamo alla celebrazione dei 100 anni dall’inizio della Grande Guerra.
Una esperienza unica: 5000 coristi e 15000 presenti per oltre 6 ore di musica e canti in una cornice straordinaria. Per noi, indimenticabile. A settembre salutiamo Don Lino e il 4 ottobre accogliamo con gioia il nuovo parroco, don Francesco Frigo.